mercoledì 23 dicembre 2009

Stella del Mattino – Wu Ming 4

‘Dove si poteva andare dopo un cataclisma come quello? Alla fine della lunga notte sarebbe sorta una stella del mattino a indicare la via?’

‘Salve, Lucifero, messaggero dell’alba, e torna presto come Vespro, per riportare in segreto colei che ora mi rubi’ – Meleagro di Gadara

‘Nella Seconda Lettera di San Pietro apostolo si definisce la parusia come il giorno in cui la stella del mattino si leverà nei nostri cuori.’

Invocazione alla stella del mattino del Crist di Beowulf: ‘Salve, Earendel, il più luminoso degli angeli, mandato agli uomini sulla Terra di Mezzo’

‘Chi è Earendel?’ [...]
‘Per gli antichi sassoni è una personificazione della stella del vespro e del mattino. Per i Cristiani simboleggia il ritorno del Salvatore’

Wu Ming (per esteso: Wu Ming Foundation) è il nome d'arte usato da un collettivo di scrittori formatosi nella sezione bolognese del Luther Blissett Project (1994-1999).
In cinese mandarino "wu ming" significa "senza nome" oppure "cinque nomi" a seconda di come viene pronunciata la prima sillaba. "Wu Ming" è un modo di firmarsi frequente presso i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parola.
A questa scelta si lega anche la particolare posizione degli autori in ordine al diritto d'autore: tutte le opere di Wu Ming sono infatti pubblicate sotto licenza Creative Commons e dal sito ufficiale del gruppo è possibile scaricare i testi anche integrali in qualunque formato ed a scopi non commerciali.
"Wu Ming" è anche un riferimento al terzo verso del Dàodéjīng (Tao Te Ching): "Senza nome è l'origine del cielo e della terra".
Il fatto che il gruppo si chiami "Senza nome" ha spesso generato equivoci sul presunto anonimato dei suoi membri, i cui nomi anagrafici sono invece noti, scritti anche sul sito ufficiale:
• Roberto Bui (Wu Ming 1)
• Giovanni Cattabriga (Wu Ming 2)
• Luca Di Meo (Wu Ming 3)
• Federico Guglielmi (Wu Ming 4)
• Riccardo Pedrini (Wu Ming 5).
Gli scrittori hanno una produzione solista e una produzione collettiva.
Stella del Mattino è frutto del lavoro solista di Wu Ming 4.
La vicenda si svolge a Oxford tra il 1919 e il 1920 ma, attraverso i flash-back relativi ai ricordi di guerra e non, dei protagonisti, viviamo alcuni momenti della loro esperienza al fronte durante la I Guerra Mondiale e della loro vita prima della guerra. L’ambientazione oscilla continuamente tra una piovosa e nevosa Oxford, l’abbagliante e desolato deserto della penisola araba e il fronte.
Il romanzo è suddiviso in tre parti. La prima, Parnasus, Autunno 1919, prende il nome della collina di Boar’s Hill, detta il Parnaso, appunto, abitata da poeti e letterati. La seconda, El Urens, Inverno 1920, si riferisce a Lawrence, il cui nome storpiato viene appunto pronunciato Urens dai locali arabi. Per la terza è stato scelto il nome del Diavolo usato dai pellegrini in viaggio verso la Mecca, Iblis. Iblis è anche uno dei molti nomi di T.E.Lawrence, quello che ne esprime meglio il lato oscuro. La quarta parte, Earendel, Autunno 1920, prende il nome dalla stella del mattino.
Il romanzo prende le mosse dalla figura di T. E. Lawrence, il leggendario ‘Lawrence d’Arabia’, Lord Dinamite, che torna a Oxford, dove il suo mentore Hogarth gli impone come borsa di studio di riscrivere il memoriale andato perduto delle sue imprese durante la rivolta araba contro i turchi di cui fu artefice. La sua opera diverrà famosa col nome di The Seven Pillars.
Lawrence, Ned per gli amici o semplicemente T.E., viene descritto come un irlandese dal corpo piccolo e nervoso, il viso magro dagli occhi azzurri, i capelli biondo paglierino, appartenente ad una famiglia numerosa. T.E., prima di divenire Lawrence d’Arabia, è un archeologo appassionato d’Oriente che il suo professore di Oxford Hogarth invia in Palestina e Libano a visitare le fortezze costiere nella primavera del 1919 (un archeologo prestato alla guerra, dice di sè in un’intervista).
Durante la stesura del suo romanzo, Lawrence si trova costretto a scandagliare a fondo il suo animo tormentato e ambiguo e fare i conti col suo lato oscuro, la sua inadeguatezza, la sua delusione per le speranze tradite degli arabi. Lawrence soffre per il tradimento degli alleati arabi ad opera del governo inglese, il cedimento al ricatto francese e si sente a sua volta raggirato dal governo inglese che, dopo averlo spinto ad impegnare la sua parola con Feisal, lo ha scaricato. Durante il suo soggiorno a Oxford , Lawrence conosce, frequenta e condiziona le vite di tre grandi della letteratura inglese, che all’epoca dei fatti narrati sono tre ragazzi ventenni che ancora non sono riusciti ad elaborare l’esperienza traumatica della guerra: Robert Graves, uno dei più importanti poeti della Great War, autore di I, Claudius e Claudius the God, C.S.Lewis, autore delle Cronache di Narnia, e J.R.R.Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli, tra gli altri.
Robert Graves, poeta, sposato con Nancy, dalla quale ha una figlia piccola e un secondo figlio in arrivo, soffre di disturbo da stress post-traumatico: incubi notturni ricorrenti e attacchi di panico. Mentre Nancy rifiuta anche solo di ricordare la guerra ed è proiettata verso il futuro e la normalità, Graves ha evidentemente necessità di più tempo per elaborare l’esperienza e per metterla a fuoco usa proprio i suoi versi. E’ grazie a Graves che Lawrence riesce a finire di scrivere il suo libro.
Clive Staples Lewis, per gli amici Jack, irlandese, ventunenne studente di Lettere Classiche, in guerra perde l’amico Paddy al quale prima di morire promette di prendersi cura della madre, Janie Moore, una quarantenne separata dal marito. Dopo averlo accudito in ospedale, Janie intrattiene con Jack una relazione ambigua. Grazie all’incontro con Lawrence, Jack uscirà allo scoperto, andando a vivere con Janie.
John Ronald Reuel Tolkien, l’infanzia in Sudafrica, poi Birmingham e gli studi a Oxford, dopo aver prestato servizio nei Lancashire Fusiliers durante la I Guerra Mondiale, da esperto filologo lavora come compilatore all’Oxford English Dictionary. Una sera, passando al museo per vedere una collezione di anelli come è solito fare quotidianamente, conosce T.E.Lawrence appena tornato a Oxford. J.R.R.Tolkien è sposato con Edith Mary, da cui ha un figlio, John. Per elaborare l’esperienza della guerra, a causa della quale ancora soffre di allucinazioni, inizia a usare il linguaggio, di cui è profondo conoscitore, per costruire un mondo fatato frutto della sua fantasia, facendo dei mostri che popolano i suoi ricordi, creature fiabesche. Si tratta di una fuga nell’altrove e in altro tempo allo scopo di sopportare un presente fatto di disincanto e ralismo, frutto, non solo del naturale passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, ma soprattutto di una nuova consapevolezza acquisita al fronte.
Premetto che non sono una conoscitrice nè della figura storica di T.E.Lawrence, nè della rivolta araba, nè delle precedenti opere di Wu Ming 4 o del collettivo. Per quanto lo consentano le mie conoscenze, posso affermare che il personaggio di Lawrence d’Arabia, indagato sia come uomo sia come personaggio storico, mostra tutta la sua complessità e controversia dovuta alla posizione che assunse durante la rivolta araba e una volta tornato in patria. E’ interessante anche come l’autore ha voluto sottolineare come e quanto la guerra abbia influenzato la vita a le opere dei tre grandi della letteratura inglese, Graves, Tolkien e Lewis. Graves ha fatto della guerra un tema ricorrente nelle sue poesie, Tolkien ha esorcizzato i suoi ricordi rifugiandosi in un mondo fantastico, Lewis, come Tolkien si è dato ai miti nordici. Le prime cento pagine del romanzo richiedono una certa concentrazione per inquadrare luoghi, tempi e personaggi, senza tuttavia risultare faticose, anche se la lettura sarebbe certo agevolata se si conoscessero le biografie e le opere dei quattro personaggi principali del romanzo.


Nota Storica: La Rivolta Araba (1916-1918) [fonte:Wikipedia]
Nel 1916, quando la prima guerra mondiale era in pieno svolgimento, si svolgeva quella che verrà definita nell'area orientale la rivolta araba. Sul fronte africano il Regno Unito tentava di tenere testa e porre un freno alle forze dell'Impero ottomano. In questo contesto, a Londra sembrò cosa utile cercare di sfruttare il malcontento di una parte degli Arabi nei confronti degli Ottomani. La Rivolta Araba fu avviata dallo Sceriffo di Mecca al-Husayn ibn ‘Alī dopo la promessa che gli Alleati avrebbero procurato la completa indipendenza degli arabi dal giogo turco-ottomano qualora gli arabi avessero combattuto contro Istanbul nel Primo conflitto mondiale. In realtà Gran Bretagna e Francia erano intenzionate a spartirsi i domini ottomani una volta che Istanbul e gli Imperi Centrali fossero stati sconfitti. Le forze arabe furono affidate al comando dei figli dello Sceriffo di Mecca, Abd Allāh e Faysal. Il governo britannico in Egitto immediatamente distaccò un giovane ufficiale perché lavorasse con gli Arabi. Quest'uomo era il Capitano T.E. Lawrence. Il maggior contributo di Lawrence alla Rivolta fu quello di convincere i capi arabi (Faysal e Abd Allāh) a coordinare i loro sforzi per sostenere la strategia britannica. Lawrence conseguì la prima importante vittoria il 6 luglio 1917 con la conquista del porto di Aqaba, sul Mar Rosso. Da quel momento, preso il comando del contingente arabo con i gradi di tenente colonnello, e ormai diventato Lawrence d'Arabia, si unì al generale Edmund Henry Hynman Allenby, capo delle forze britanniche in Medio Oriente, giungendo 1919 a Damasco. La vittoriosa campagna di Palestina non porterà però agli uomini di Lawrence e Faysal la tanto sospirata unificazione in nazione araba. Infatti, con gli accordi Sikes-Picot, rispettivamente funzionario inglese e funzionario francese, Francia e Gran Bretagna attribuiranno così i territori conquistati: Libano e Siria, staccati dalle nazioni arabe, verranno posti sotto Mandato francese; la Palestina, la Transgiordania e l'Iraq, sotto Mandato britannico, con l'inizio della colonizzazione del territorio. Agli Arabi toccherà soltanto la penisola arabica, cioè il deserto. Nessun porto sul Mediterraneo nè città di una qualche rilevanza. Deluso dagli eventi post-bellici, dimette dalla carica di consigliere politico degli Affari Arabi giungendo a rifiutare la carica di viceré delle Indie; rifiuta anche la prestigiosa Victoria Cross (per le sue brillanti azioni militari) proprio mentre Sua Maestà stava per consegnargliela, lasciando lo sbigottito sovrano Giorgio V del Regno Unito letteralmente "con la scatola in mano".

www.robertgraves.org
www.wumingfoundation.com

mercoledì 16 dicembre 2009

Scorre la Senna – Fred Vargas

Così se la gente non facesse tante storie con il Natale, ci sarebbero meno tragedie. È delusa, la gente, per forza. E questo scatena dei drammi. Solo in ufficio, Adamsberg scarabocchiava. [...] Era il 24 dicembre, una sera speciale, tutti gli altri erano fuori. Si accingevano a festeggiare l’entrata in scena dell’inverno. Alcuni non se la sarebbero persa per nulla al mondo e i più non erano riusciti a sottrarsi. Per Jean Baptiste Adamsberg era diverso: temeva il Natale e si teneva pronto. Natale e la sua sfilza di incidenti. Natale e la sua legione di drammi. Natale, la notte efferata. [...]
La donna grassa volò al di sopra del parapetto del ponte National fino alle acque nere della Senna. Il fiume scorreva veloce, spinto da un vento gelido. Nessuno per strada, nessuno che fosse lì a vedere. Bar chiusi, taxi assenti, città deserta. Il Natale è una festa domestica, interna. [...] Il Natale getta l'obbrobrio su chi è solo.

Dopo aver diffusamente parlato della saga di Jean-Baptiste Adamsberg e degli evangelisti nei post relativi rispettivamente a Nei Boschi Eterni e a Un po’ più in là sulla destra , passiamo all’ultimo libro di Fred Vargas pubblicato, Scorre la Senna.
Si tratta di una raccolta di tre racconti scritti tra il 1999 e il 2000 e precedentemente pubblicati singolarmente su quotidiani e riviste francesi prima di essere raccolti in un’unica edizione in Francia:
- Salute e Libertà Salut et liberté - prima pubblicazione sul quotidiano 'Le Monde', 1999
- La notte efferata La Nuit des brutes - prima pubblicazione nella raccolta di autori vari ‘Contes noirs de fin de siècle’, 1999
- Cinque franchi l’una Cinq francs pièce - prima pubblicazione nella raccolta di autori vari ‘Des mots pour la vie’, 2000

In Italia Scorre la Senna è stato pubblicato in occasione delle festività natalizie e come anticipazione del prossimo romanzo di Fred Vargas che sarà pubblicato nel 2010.
Nei tre racconti torna lo spalatore di nuvole Jean-Baptiste Adamsberg con il suo vice Adrien Danglard ed i loro contrapposti metodi di investigazione, l’uno intuitivo e contorto, l’altro razionale, analitico e puntuale. In tutti e tre i racconti Adamsberg si ritrova ad indagare sugli omicidi di tre donne.
In Salute e Libertà non c’è un caso a cui Asdamsberg viene affidato ma è Adamsberg a capire che qualcosa di anomalo e strano sta accadendo e che un pericolo incombe. E’ proprio grazie alle elocubrazioni del commissario che un caso di morte che stava per essere archiviato senza destare particolari sospetti viene invece identificato come omicidio e prontamente risolto. Il la viene dato da una classica lettera anonima realizzata con lettere di giornale ritagliate e dall’apparizione di un barbone filosofo appostato con il suo ciarpame sulla panchina di fronte al commissariato.
In La Notte Efferata il commissario si ritrova a indagare su un caso di omicidio commesso la notte di Natale, la notte efferata appunto, fornendoci una visione non convenzionale della festività. La vicenda si snoda dal ritrovamento del corpo di una grassa donna sotto il ponte dell’Archève il 27 Dicembre.
Cinque Franchi l’Una è il prezzo a cui viene venduta ogni singola spugna naturale che Toussant Pi trasporta nel suo carrello Martin per le strade di Parigi. Il venditore di spugne, testimone involontario dell’omicidio di una importante e altolocata donna in pelliccia bianca, dà del filo da torcere ad Adamsberg, che si ritrova a dar fondo a tutta la sua inventiva per farlo collaborare.
L’ambientazione dei tre racconti è parigina ma si tratta della Parigi dei poveri e degli emarginati.
I racconti sono illustrati da alcune tavole in bianco e nero di Edmond Baudoin, illustratore anche dell'unica graphic novel scritta da Vargas, Les quatre fleuves.
Sebbene i racconti occupino una novantina di pagine in tutto, Fred Vargas riesce con effetto a narrare tre gialli avvincenti e a caratterizzare i personaggi tanto quanto nei romanzi più lunghi cui ci ha abituati.
Nel complesso Scorre la Senna è un piccolo lusso, visto il rapporto prezzo/numero di pagine, in perfetto contesto natalizio.

martedì 15 dicembre 2009

Nei Boschi Eterni – Fred Vargas

Nei Boschi Eterni – Fred Vargas

– Anche tu hai visto l’Ombra.
– Non l’ho vista, ci ho solo pensato. E’ come un velo, una nube scura [...]
...un’idea cupa. Che non mi è ancora uscita dalla testa, che è ancora dentro.
– Come le corna del cervo prima che spuntino.


Come raccontavo nel post relativo a Un po’ più in là sulla destra, ho acquistato Nei Boschi Eterni a completamento della bibliografia di Fred Vargas.
I romanzi della Vargas possono essere sommariamente suddivisi in due filoni, che talvolta si intrecciano: quello del commissario Jean-Baptiste Adamsberg e la saga degli Evangelisti. Nei Boschi Eterni insieme a L’uomo dei cerchi azzurri, L’uomo a rovescio, Parti in fretta e non tornare, Sotto i venti di Nettuno e Un Luogo Incerto, appartiene al primo filone.
Ne approfitto per spiegare che la casa editrice Einaudi, che li pubblica, forse sottovalutando il successo che avrebbe avuto la Vargas anche in Italia, purtroppo non ha pubblicato le sue opere rispettando l’ordine di scrittura e di pubblicazione originale. Nei Boschi Eterni è del 2006, in Italia Einaudi l’ha pubblicato per la prima volta nel 2007 e poi nel 2008. Si tratta dunque di un’opera recente di Fred Vargas, che è un po’ come il vino, migliora invecchiando.
Una piccola nota sul titolo: l’originale è Dans le bois éternels. Bois è un esempio di polisemia della lingua francese. E’ stato tradotto come boschi ma può anche significare legno – e al plurale legni nel senso di strumenti d’orchestra – e corna di cervidi. Fred Vargas ha evidentemente voluto giocare sulla molteplicità di siginificati del termine bois, che in tutte e tre le sue accezioni ha comunque senso per il romanzo.
I fatti descritti in Nei Boschi Eterni cronologicamente si collocano prima di quelli narrati in Un Luogo Incerto.
Veniamo ora ai personaggi del romanzo che valgono da soli l’intera opera, e partiamo dal protagonista, Jean-Baptiste Adamsberg. Adamsberg è commissario di polizia all’Anticrimine di Parigi. Nato sui Pirenei, nella valle del Gave, è un montanaro piccolo e bruno, dal corpo solido e nervoso e dalla calmante voce bassa. I suoi abiti sono sempre gualciti, come stropicciato è il suo volto. E’ una persona lenta, flemmatica, riflessiva, persa nei suoi pensieri, lunatica e malinconica, apparentemente calma, quasi distaccata. Per queste ragioni ci si riferisce a lui come allo ‘spalatore di nuvole’, in ricordo dell’episodio ambientato in Québec e narrato nel romanzo Sotto i venti di Nettuno.
Adamsberg risolve puntualmente i casi ma con un metodo tutto suo che rispecchia il suo modo d’essere. Adamsberg non utilizza cioè un metodo di investigazione analitico e puntuale, come invece fa il suo collega e alter ego, il Comandante Adrien Danglard, ma brancola nel buio finchè viene folgorato dalla giusta intuizione, che magari sopraggiunge durante una delle sue passeggiate a scopo riflessivo. Il comandante Adrien Danglard è il più vecchio collaboratore di Adamsberg, un uomo dal corpo molle, come afflosciato su se stesso, e dalle spalle spioventi. Abbandonato dalla moglie, cresce da solo cinque figli. Danglard non tollera le domande senza risposte, che lo fanno sentire impotente e ansioso e che lo portano a cercare conforto nel vino bianco, nè le incertezze o imprecisioni. Ama la disciplina e il rigore ma, cosa strana per un comandante dell’Anticrimine, non sopporta la vista del sangue nè dei defunti, davanti ai quali si sente mancare. Accanito lettore, ha un’immensa erudizione, sorretta da un’ottima memoria. A lui Adamsberg si rivolge per sciogliere qualsiasi dubbio o domanda, come faremmo noi consultando un’enciclopedia. Danglard è segretamente innamorato dell’imponente tenente Violette Retancourt, 35 anni, un metro e settantanove per centodieci chili, con la peculiarità di saper traformare l’energia a proprio piacimento: ora forza, ora agilità, ora destrezza.
Adamsberg non è un eroe, non è bello, nè troppo simpatico ma è piuttosto caratterizzato in modo da essere estremamente reale. Da 15 anni ha un rapporto tormentato con Camille Forestier, il suo ‘tesorino’, una ragazza bruna, con i capelli dritti e neri, tagliati a caschetto, il naso diritto, il collo delicato, l’incarnato puro. Musicista e compositrice, Camille al bisogno diventa meccanico e camionista e da Adamsberg ha un figlio di 9 mesi, Thomas. Adamsberg ha sempre lasciato andare Camille, per la quale non si è mai sentito pronto, nella convinzione che la volta successiva sarebbe stata quella definitiva. In questo romanzo, dopo la nascita di Thomas, il loro rapporto è di amicizia. Camille e Adamsberg perciò non convivono; Camille abita con Thomas in un appartamento in centro a Parigi, sotto copertura, sorvegliata dal poliziotto Louis Veyrenc de Bihlc, detto il Nuovo, al riparo dalla potenziale vendetta di un assassino. Il Nuovo è un poliziotto di 43 anni, moro ma con delle chiazze di capelli rossi, risultato di un’aggressione subita da bambino, relativamente bello e malinconico. Come Adamsberg è nativo dei Pirenei, cosa che ne fa un suo rivale. Una singolare manìa lo caratterizza: spesso si esprime in versi, eredità di sua nonna che recitava continuamente Racine. Mentre Camille vive a Parigi, Adamsberg ha appena acquistato per sè, Camille e Thomas , una casa fuori città, che, secondo il vicino di casa Lucio Velasco Paz, è abitata sal fantasma di Santa Clarissa, una donna del convento delle Mouettes, un ordine muto. Al fantasma di Santa Clarissa, che aveva sgozzato sette anziane donne cui aveva promesso il paradiso ma che il figlio dell’ottava uccise nel 1771, vengono attribuite le morti di tutte le donne anziane che negli anni successivi alla sua morte abitarono la casa.
Adamsberg ha diverse particolarità: riesce a far addormentare chiunque con la sola imposizione della mano sul capo, ama disegnare e spesso i suoi schizzi accompagnano le sue rilfessioni, indossa sempre due orologi d’oro, il suo e uno regalatogli da Camille, uno sul fuso corretto, l’altro su quello americano. Inoltre spesso si addormenta in piedi o seduto, in qualsiasi luogo o momento, senza cadere. Il sonno con i momenti di estraneazione e ottundimento cui è solito sono per Adamsberg una sorta di uscita di sicurezza verso un luogo della mente da dove condurre con successo le indagini. Adamsberg talvolta fa visita a Clementine Courbet, l’anziana donna che in Parti in Fretta e non tornare cerca di diffondere la peste in Parigi e che vive con Josette, una bizzarra vecchietta dall’aria fragile che da quando aveva 65 anni fa l’ hacker.
In questo romanzo il filone Adamsberg per due volte incrocia la saga degli Evangelisti. Adamsberg infatti si avvale della collaborazione di uno degli Evangelisti, Mathias Delamarre. Il preistorico, a malapena vestito, i capelli lunghi fino alle spalle, uno spago come cintura, aiuta Adamsberg a scoprire il segreto di una tomba al cimitero parigino di Montrouge e successivamente gli fornisce una seconda consulenza riguardo ad una tomba al cimitero di Opportune-la-Haute in Normandia.
Un tema ricorrente percorre l’intero romanzo: l’Ombra. Nei Boschi Eterni infatti si apre con il fantasma dalla faccia di noce, Santa Clarissa, che si aggira per la soffitta della nuova casa di Adamsberg, quindi un’ombra grigia e lenta fluttua nel cimitero parigino di Montrouge e un’altra scivola lenta e diritta nel cimitero di Opportune-la-Haute. Inoltre riemerge dal passato l’ombra di un vecchio caso relativo ad un’infermiera dissociata che praticò l’eutanasia su trentatre persone tra Germania, Francia e Polonia in quasi mezzo secolo e che, dopo aver ucciso una guardia, è ora evasa dal carcere di Freiburg e fa temere ad Adamsberg per la propria vita. E ancora: l’ombra dell’amore non consumato tra Adamsberg e il medico legale Ariane Lagarde torna a farsi strada nella mente del commissario. Un’ombra causa la morte di due uomini, uno bianco e uno di colore, Diala Toundì e Didier Paillot – La Paille - alla Chapelle. Infine Adamsberg dice di se stesso di avere l’Ombra, un’idea cupa e opprimente della quale non ha ancora preso coscienza. A voi scoprire chi si nasconde dietro l’ombra!

giovedì 3 dicembre 2009

Un po’ più in là sulla destra – Fred Vargas

‘Vedi quel tale che sta arrivando, laggiù, un po’ più in là, sulla destra?’

‘E’ la grande casa bianca dopo il Municipio? Un po’ più in là sulla destra?’

Il libro della settimana è Un po’ più in là sulla destra di Fred Vargas, alias Frédérique Audouin-Rouzeau, scrittrice francese figlia di una chimica e di un assicuratore che la sera si trasformava in un surrealista, ricercatrice di archeozoologia specializzata in medievistica e sulla peste, e attualmente conosciuta e più o meno amata per essere amica dell’ex terrorista Cesare Battisti.
Premetto che adoro le saghe. Come molti accaniti lettori mi affeziono ogni volta ai personaggi dei libri che leggo e provo sempre un certo senso di abbandono quando le pagine finiscono e bisogna separarsi, quasi come da un buon amico. Le saghe hanno il vantaggio di farci ritrovare i personaggi che abbiamo amato e con i quali abbiamo condiviso tante ore, nel mondo reale, e tante avventure, in quello della finzione letteraria. Quanto ho camminato per la Grecia con l’Aristotele detective della Doody e quanto ho amato Mikhail Blokvist e Lisbeth Salander della Millennium Trilogy!
Ho già letto buona parte delle opere di Fred Vargas e appena ho saputo che Einaudi aveva pubblicato una sua nuova opera, mi sono adoperata per acquistarlo. Ma quando ero in libreria, scorrendo i titoli dell’autrice, mi sono accorta che nella mia libreria mancavano all’appello due titoli oltre a quello appena pubblicato! Ho dunque acquistato Un po’ più in là sulla destra, Nei Boschi Eterni e il più recente Scorre la Senna. Questo post è dedicato a Un po’ più in là sulla destra e alla saga degli Evangelisti.
In Un po’ più in là sulla destra tornano i protagonisti di Io sono il Tenebroso (che racconta l’episodio del killer delle forbici) e di Chi è morto alzi la mano (che racconta di due omicidi che ruotano attorno alla figura dell’attrice di teatro Sophia Siméonidis). Cronologicamente i fatti si collocano sei mesi dopo quelli esposti in Chi è morto alzi la mano.
Riconosciamo subito Marthe, una ex prostituta di 70 anni, che in passato fu la più bella del V arrondissement di Parigi. Nella vicenda del killer delle forbici, ritrova Clemènt, da lei cresciuto ed istruito come un figlio quando era bambino. Lasciata la stanza dalle parti di Place de la Bastille, in questo romanzo vive per strada.
Uno dei personaggi principali è Louis Kehlweiler, detto Ludwig o il Tedesco, per l’aspetto duro che a tratti assume il suo viso, un uomo di 50 anni, alto, con bel volto, occhi verdissimi contornati da ciglia scure, zoppo per via di un ginocchio messo fuori uso nel rogo di un albergo di Antibes preso di mira dal racket. Ludwig è un tipo placido, un treno lento con i freni rotti, maestro del dubbio e della confusione, il ‘maitre a penser dell’incasinamento’, nemico della perfezione, non incline a giudizi avventati. E’ un ex poliziotto che si definisce ‘sminatore’, cioè cacciatore di uomini di pietra dai pensieri mefitici. Ha scelto come inseparabile compagno il rospo Bufo, che porta sempre con sè in tasca, perchè ha la tipica aria stralunata degli anfibi, come distaccata dalla futilità di questo mondo, e perchè lo lascia chiaccherare senza interrompere senza mai chiedergli conto di niente. Ludwig pedina i sospetti appostandosi sulle panchine di Parigi alle quali ha attribuito un numero. Durante uno dei suoi appostamenti ritrova un osso umano sulla griglia dell’albero della panchina 102 in Place de la Contrescarpe. Da questo ritrovamento ha inizio un nuovo caso per risolvere il quale si avvale della collaborazione degli Evangelisti (Marc e Mathias in particolare). Essi sono tre storici o studiosi del Tempo, tre intellettuali falliti dal punto di vista economico, che cercano di unire gli sforzi prendendo casa insieme – la Topaia - accanto a quella di Sophia Siméonidis. Il più centrale dei caratteri è Marc Vandoosler, medievista come Fred Vargas, un giovane di 36 anni, molto magro, tutto in nero, dall’abbigliamento ai colori del viso, estremamente ansioso e nervoso, di un’oscillante emotività ma tenace, curioso e che finisce sempre ciò che ha cominciato. ‘Austerità e lustrini’ dicono di lui. Abbandonato dalla moglie, colleziona amori disperati. In questo nuovo romanzo è sentimentalmente solo, disoccupato, in attesa di un lavoro part-time alla biblioteca comunale. Egli ogni giorno si reca nel bunker di Kehlweiler per leggere, ritagliare e catalogare tutte le notizie locali e nazionali che gli risultino sospette o equivoche. Segue Louis nella Bretagna profonda, a Port-Nicolas, per aiutarlo a sciogliere l’enigma che sta dietro all’osso umano ritrovato.
Con Marc nella topaia vivono Mathias Delamarre, studioso di preistoria, un gigante biondo, solitario e silenzioso, insofferente all’abbigliamento, che ama stare nudo come un vero e proprio cacciatore-raccoglitore della preistoria, e Lucien Devernois, storico della Grande Guerra, estroso e bevitore. I tre vengono soprannominati Evangelisti e chiamati San Marco, San Luca e San Matteo dallo zio-padrino di Marc, Armand Vandoosler, un ex commissario cacciato dal Ministero degli Interni per aver lasciato scappare un assassino. Marc, Mathias, Lucien e Vandoosler il Vecchio occupano la topaia disponendosi in ordine cronologico: dal magma primordiale del refettorio comune al pian terreno, alla preistoria di Mathias al primo piano, al Medioevo di Marc al secondo, alla Prima Guerra Mondiale di Lucien al terzo, fino alla contemporaneità ‘vicino al cielo’ ovvero la decadenza di Armand nel sottotetto.
E’ per la caratterizzazione dei personaggi più che per la storia in sè che trovo piacevole leggere i romanzi della Vargas. I suoi gialli non sono truculenti come quelli di Patricia Cornwell, non c’è spargimento gratuito di sangue, nessuna violenza fine a sè stessa, nessun compiacimento dei particolari macabri, e talvolta se ne intuisce la soluzione. Fred Vargas stessa si definisce l’anti Patricia Cornwell: a differenza dei romanzi di Key Scarpetta in cui le trame sono estremamente complicate e macchinose, la Vargas ritiene che i delitti nella realtà siano sempre qualcosa di semplice.
Trattandosi di un giallo, non intendo soffermarmi sulla trama, sui sospettati e sul colpevole, sarebbe irriguardoso nei confronti dei futuri lettori!
Un’ultima nota. Le ultime opere scritte da Fred Vargas sono le migliori ma, essendo le prime state pubblicate molti anni dopo, mischiate alle più recenti, fate attenzione a seguire l‘ordine cronologico di stesura o rischiate di avvertire un netto stacco e anche un po’ di delusione. Un po' più in là sulla destra, ad esempio, è stato scritto e pubblicato in Francia nel 1996 ma in Italia Einaudi l’ha pubblicato solo nel 2008!
Elenco di seguito i nove romanzi in ordine di data di pubblicazione dell’originale (percorso di lettura consigliato):
1991 L'homme aux cercles bleus L'uomo dei cerchi azzurri
1995 Debout les morts Chi e' morto alzi la mano
1996 Un peu plus loin sur la droite Un po' piu' in la' sulla destra
1997 Sans feu ni lieu Io sono il Tenebroso
1999 L'homme a' l'envers L'uomo a rovescio
2001 Pars vite et reviens tard Parti in fretta e non tornare
2004 Sous les vents de Neptune Sotto i venti di Nettuno
2006 Dans les bois eternels Nei boschi eterni
2008 Un lieu incertain Un luogo incerto
2009 Coule la Seine Scorre la Senna

Non (ancora) pubblicati in Italia:
1986 Les jeux de l’amour et de la mort
1994 Ceux qui vont mourir te saluent
2000 Les quatre fleuves
Les jeux de l’amour et de la mort e Ceux qui vont mourir te salient non rientrano nè nel filone Adamsberg nè nella saga degli Evangelisti. Les quatre fleuves è una graphic novel il cui protagonista è il commissario Adamsberg.

Einaudi ha pubblicato anche un’opera intitolata Trilogia Adamsberg contenente L’uomo dei cerchi azzurri, L’uomo a rovescio e Parti in fretta e non tornare. Fred Vargas non ha mai inteso i tre romanzi come facenti parte di una trilogia, tanto è vero che non esiste introduzione, nè postfazione. Come appare evidente controllando le date di cui sopra, i tre gialli furono scritti ad anni di distanza l’uno dall’altro e sono perciò diversi per ambientazione e temi. Si tratta insomma di una semplice collezione di tre romanzi dell’autrice.

A breve il post su Nei Boschi Eterni.