domenica 27 febbraio 2011

La versione di Barney - Mordecai Richler

Giurai, e rimasi con lui finchè non smise di tremare, scivolando in un sonno profondo. Ma lo avevo visto andare in pezzi davanti ai miei occhi, e questo, caro lettore, è un modo sicuro per farsi un nemico.
Non so raccontare una storia senza storcerla. Per dirla tutta sono un contaballe nato. Ma del resto cos'altro è uno scrittore, anche se alle prime armi come me?
Il 24 Settembre 1996, in una radura sul monte Groulx, nei pressi di un lago a nord di Montreal, nei Laurentians, vengono ritrovati i resti di Bernard 'Boogie' Moscovitch, scomparso il 7 Giugno 1970. Terry McIver, nella sua autobiografia intitolata 'Il tempo, le febbri', accusa Barney Panofsky, che aveva conosciuto e frequentato a Parigi negli anni '50 insieme a Boogie, di aver picchiato la moglie, di essere un plagiario, uno spacciatore, un alcolizzato con tendenze violente e, non da ultimo, l'assassino di Boogie. Sotto la spinta delle accuse di McIver e nella vaga speranza che la terza moglie di Barney, Miriam, leggendola, si senta oppressa dal rimorso, Barney decide di dare la sua versione dei fatti - la versione di Barney, appunto - scrivendo 'la vera storia della mia vita dissipata', che è fatta essenzialmente di oltraggi da vendicare e ferite da rimarginare. Barney, figlio di Izzy Panofsky, il primo ebreo di Montreal a entrare nella polizia e a diventare ispettore, è un ricco ebreo di Montreal, cresciuto nel vecchio quartiere ebraico e operaio, che, dopo essersi occupato di import-export tra Francia e Canada, diviene produttore televisivo a capo della Totally Unnecessary Productions. Praticamente alcolizzato, si definisce un uomo cattivo, che gode nel vedere gli altri trascinati nella polvere, e un vecchio misantropo che vende pattume televisivo. Ciò che produce per la TV lo ripugna, rendendolo bilioso e pieno di rimpianti per aver buttato via la vita. Sgradevole, volgare e bruttino agli occhi altrui, è tuttavia il primo a riconoscere i propri difetti; ha uno spiccato senso dell'umorismo ed un certo gusto per il paradosso. Come padre è stato impaziente, critico e punitivo e ha con i figli un rapporto conflittuale. Barney soffre di insonnia per cui passa le ore della notte a ripensare 'al film della sua vita, cercando di tagliare - e in qualche caso rigirare - tutte le scene che non erano venute bene'. Accanito tifoso di hockey, ama ballare il tip tap con la paglietta in testa. Quando Barney scrive ha 67 anni e soffre di Alzheimer, ereditato dalla madre, pertanto la sua autobiografia presenta imprecisioni, sviste e lapsus dovute ai vuoti di memoria che caratterizzano la malattia. Sarà uno dei tre figli di Barney, Michael, a correggere il manoscritto prima della sua pubblicazione; di Mike sono tutte le note a piè di pagina e il poscritto, nel quale si chiarisce il mistero della scomparsa e della morte di Boogie.
Il romanzo è diviso in tre parti, ciascuna dedicata ad una delle tre mogli di Barney: Clara Charnofsky (1950 - 1952), la Seconda Signora Panofsky (1958 - 1960)e infine Miriam, il grande amore di Barney, dal 1960.
Clara 'la pazza' è una donna ebrea che, fin da bambina, non riesce ad accettarsi come tale e pertanto arriva a disconoscere i propri genitori. Internata in manicomio in seguito a diversi tentativi di suicidio, subisce l'elettroshock e assumerà tutta la vita farmaci psicotropi contro la depressione. Cleptomane e promiscua persino in gravidanza, 'la scandalosa Clara' è una figura tormentata e complessa che esprime il proprio essere irrisolta attraverso l'arte. Poetessa e pittrice, dopo il suicidio conseguente il divorzio da Barney, diviene, anche grazie alla fondazione creata dal cugino Norman Charnofsky, un'icona del femminismo, 'un santino'. Barney conosce Clara durante il suo soggiorno parigino e la sposa quando scopre che è incinta. Clara perde il bambino al settimo mese e Barney, in modo tragicomico, scopre che in realtà non era suo ma di Cedric Richardson, aprendo finalmente gli occhi su tutti i tradimenti subiti dalla moglie e chiedendole il divorzio. Per un malinteso con Barney, Clara si suicida nel loro appartamento. Tornato a Montreal dopo 'il biennio di baldoria sulla Rive Gauche', oscillando fra il senso di colpa per il suicidio di Clara e il senso di sfida nei suoi confronti, Barney decide di condurre una rispettabile vita borghese e per questo sposa l'innominata Seconda Signora Panofsky. Non un matrimonio d'amore ma il frutto di una scelta razionale e di un bisogno di tranquillità dopo il matrimonio turbolento con Clara. Ereditiera ebrea, la Seconda Signora Panofsky è estremamente vitale e logorroica, 'una bomba a orologeria', affetta da una sorta di bulimia culturale, che non sopporta perdere tempo e per questo organizza le sue giornate e quelle di Barney in un susseguirsi incessante di attività diverse, che annota su un taccuino e spunta man mano. 'Nostra signora delle liste', è una shoppaholic che Barney corteggia per un brevissimo periodo prima di sposare. Ma proprio al ricevimento di nozze, Barney conosce e si innamora di Miriam Greenberg. Miriam è una bellissima donna ebrea dagli occhi blu, con lunghi capelli neri e una figura elegante e aggraziata. Filantropa, non tollera le bugie come conseguenza del trauma del libertinaggio del padre che rimane per lei un'ossessione per tutta la vita e che porterà al divorzio da Barney dopo il suo unico tradimento in trentuno anni di vita coniugale. Dal matrimonio di Barney e Miriam nascono tre figli, che al tempo del racconto sono ormai adulti: il già citato Michael, che vive a Londra con la moglie Caroline, la nazisalutista, Saul, che vive a New York e passa da una relazione all'altra, e Kate, che vive a Toronto, dove vive anche Miriam con il secondo marito, Blair, dopo il divorzio da Barney. Barney, che considera Miriam la sua redenzione e il suo premio, passa tutta la vita nel timore di perdere la moglie o che a lui possa succedere qualcosa di terribile per una sorta di legge del contrappasso divino; nel timore di perdere la sua adorata Miriam, Barney la allontana dal lavoro e dai vecchi amici finchè Miriam, una volta che tutti i figli hanno lasciato casa, soffrendo della sidrome del nido vuoto e sentendosi irrealizzata, tornerà a lavorare, conducendo un programma radiofonico. La voce di Miriam alla radio sarà per molti anni l'unica forma di contatto con lei; Barney finge che la voce di Miriam provenga dal bagno anzichè dalla radio e sogna di essere ancora sposato.
In realtà la suddivisione del romanzo in tre parti è una formalità poichè, a causa dell'Alzheimer, in ciascuna di esse i ricordi di Barney passano continuamente dal passato al presente, da una moglie all'altra, in un susseguirsi di voli pindarici che seguono il suo flusso di coscienza. Tutto ciò rende La versione di Barney una lettura impegnativa ma lo sforzo soprattutto iniziale viene ampiamente ripagato durante la lettura. La vita di Barney, infatti, è straordinaria, ricca di avvenimenti e costellata di personaggi anche illustri. Tragicomica e irriverente, presenta anche delle analogie con la vita dell'autore anche se Mordecai Richler non ha mai dichiarato apertamente che Barney fosse un suo alter-ego.
La versione di Barney, pubblicato nel 1997, è divenuto un caso letterario in Italia nel 2001. Nel 2010 Richard J. Lewis ne ha fatto una trasposizione cinematografica con Paul Giamatti e Dustin Hoffman.
Finchè gli è rimasto un minimo di lucidità, Barney Panofsky ha mantenuto fede alle proprie convinzioni. E cioè che la vita è assurda e che nessuno di noi, in pratica, capisce gli altri.

martedì 8 febbraio 2011

!Viva la vida! - Pino Cacucci

Frida Khalo è divenuta un mito moderno, simbolo della forza di volontà che si sublima nell'arte, una figura che affascina ed ispira tutt'oggi schiere di giovani e di quanti aspirano a divenire artisti. Anche la poetessa del rock, Patti Smith, nella sua autobiografia 'Just Kids' dichiara, dopo aver letto la biografia di Diego Rivera e Frida Kahlo regalatale dalla madre per il sedicesimo compleanno, di 'immaginarsi come Frida per Diego, entrambi musa e creatore', sognando di diventare la 'dama di un artista', col quale lavorare fianco a fianco, amandolo e sostenendolo. La figura di Frida è tanto affascinante e attuale da ispirare una nuova opera narrativa: !Viva la vida! di Pino Cacucci.
!Viva la vida! non è l'ennesima biografia di Diego e Frida o un romanzo storico: il libro di Cacucci, scrittore e sceneggiatore, che ha molto viaggiato in Messico, prende la forma di un monologo pronunciato da Frida nella Casa Azul di Coyoacàn alla fine dei suoi giorni. Frida racconta come da un palco di teatro la sua vita e la sua arte, l'amore per Diego, la passione per la politica che li accomuna ed il suo comunismo romantico, la sofferenza fisica indotta dall'incidente dell'autobus e i patimenti amorosi per le infedeltà di Diego. Nel suo monologo Frida, che 'aspetta felice la partenza', parla tra sè e sè ma anche ad un lettore che sembra stare seduto in platea ad ascoltarla. Fa da rumore di fondo alle parole di Frida la pioggia, che sembra fare da colonna sonora all'intera sua vita, accompagnandola nel giorno della nascita e in quello dell'incidente dell'autobus, che la lascerà storpia e lacerata nell'animo, in un susseguirsi di stagioni delle piogge, quando in Messico 'sbocciano fiori ovunque, fiori di una bellezza selvaggia e prepotente, un'esplosione di vita' e si può dire a gran voce Viva la vida!. La pioggia rappresenta in prima istanza le lacrime che Frida ha pianto e piange ma ha anche una funzione catartica, come se avesse il potere di lavare via il dolore di una vita. Ed è a Thaloc, Signore della Pioggia, e a Coatlicue, la dea Morte generatrice di Vita, - la Pelona - entrambe divinità azteche, che Frida si rivolge sul finale, aspettando che vengano a prenderla e a donarle finalmente quella pace e quel riposo dalla sofferenza che la vita non aveva voluto donarle.
Il libro è breve ma dalle sue pagine emerge un ritratto di Frida a tutto tondo, forte, incisivo ed appassionato. L'incidente del 17 Settembre 1925, quando l'autobus su cui viaggia Frida si schianta e la ragazzina viene trafitta da un corrimano, in una pioggia di polvere d'oro fuoriuscita dal sacchetto di un artigiano, è la causa degli immani patimenti fisici di Frida ma anche il punto di partenza della sua vita artistica: è per sfuggire all'immobilità forzata della convalescenza, alla solitudine indotta dal suo essere costretta a letto prima e dall'essere divenuta storpia poi, che Frida si avvicina alla pittura, facendone strumento di espressione di sè e del proprio mondo interiore. 'Io dipingo me stessa. Il mio dolore. Il mio lottare e sconfiggere la Pelona ogni giorno, ogni ora, ogni istante.' Ed è grazie alla pittura che Frida conosce, ama e sposa 'il discusso Diego Rivera', muralista, l'artista più famoso del Messico, 'comunista, senzadio, divorziato, che beveva troppo e aveva per giunta fama di passare da un letto all'altro', brutto e grasso, ma che per Frida è 'come un cactus messicano: forte e possente, cresciuto nella sabbia e nella pietra vulcanica, irto di spine per gli estranei e con un cuore di dolce tenerezza che solo a lei svela.' I sentimenti di Frida per Diego oscilleranno sempre tra amore e odio a causa delle continue infedeltà di lui ma non cesseranno mai di esistere, anche dopo il tradimento con la sorella di Frida, Cristina, anche dopo la separazione ed il divorzio, per culminare in un secondo matrimonio. 'Diego, la mia vita e la mia morte. La mia malattia, la mia guarigione.' 'Ho amato Diego. L'ho odiato. E' stato la causa e l'effetto. Il sole e la luna...'.
'La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice... Ma solo la vita riesce ad essere oscena, indegna, umiliante'. Nonostante gli insistenti e continui corteggiamenti della Pelona, la Morte, nonostante ogni giorno sia fatto di sofferenza e patimenti indicibili, Frida è e rimane sempre, ostinatamente, rabbiosamente attaccata alla vita, che vive con passione, in modo intenso e coinvolgente. L'arte, la politica, l'amore, gli ideali, la fede nella rivoluzione, la maternità mancata: Frida mette tutta se stessa in ciascuno di questi ambiti. Non c'è rabbia o delusione, rammarico o tristezza nelle parole di Frida. L'artista con 'ali di gabbiano nero' come sopracciglia usa parole che nascono dalla consapevolezza che la vita è patimento, conseguenza di una sorta di fatalismo che affonda le sue origini nell'antica cultura maya, ma ha la disperata urgenza di esprimere la propria vitalità nonostante tutto. !Viva la vida! è il suo motto ed il suo insegnamento.