martedì 8 febbraio 2011

!Viva la vida! - Pino Cacucci

Frida Khalo è divenuta un mito moderno, simbolo della forza di volontà che si sublima nell'arte, una figura che affascina ed ispira tutt'oggi schiere di giovani e di quanti aspirano a divenire artisti. Anche la poetessa del rock, Patti Smith, nella sua autobiografia 'Just Kids' dichiara, dopo aver letto la biografia di Diego Rivera e Frida Kahlo regalatale dalla madre per il sedicesimo compleanno, di 'immaginarsi come Frida per Diego, entrambi musa e creatore', sognando di diventare la 'dama di un artista', col quale lavorare fianco a fianco, amandolo e sostenendolo. La figura di Frida è tanto affascinante e attuale da ispirare una nuova opera narrativa: !Viva la vida! di Pino Cacucci.
!Viva la vida! non è l'ennesima biografia di Diego e Frida o un romanzo storico: il libro di Cacucci, scrittore e sceneggiatore, che ha molto viaggiato in Messico, prende la forma di un monologo pronunciato da Frida nella Casa Azul di Coyoacàn alla fine dei suoi giorni. Frida racconta come da un palco di teatro la sua vita e la sua arte, l'amore per Diego, la passione per la politica che li accomuna ed il suo comunismo romantico, la sofferenza fisica indotta dall'incidente dell'autobus e i patimenti amorosi per le infedeltà di Diego. Nel suo monologo Frida, che 'aspetta felice la partenza', parla tra sè e sè ma anche ad un lettore che sembra stare seduto in platea ad ascoltarla. Fa da rumore di fondo alle parole di Frida la pioggia, che sembra fare da colonna sonora all'intera sua vita, accompagnandola nel giorno della nascita e in quello dell'incidente dell'autobus, che la lascerà storpia e lacerata nell'animo, in un susseguirsi di stagioni delle piogge, quando in Messico 'sbocciano fiori ovunque, fiori di una bellezza selvaggia e prepotente, un'esplosione di vita' e si può dire a gran voce Viva la vida!. La pioggia rappresenta in prima istanza le lacrime che Frida ha pianto e piange ma ha anche una funzione catartica, come se avesse il potere di lavare via il dolore di una vita. Ed è a Thaloc, Signore della Pioggia, e a Coatlicue, la dea Morte generatrice di Vita, - la Pelona - entrambe divinità azteche, che Frida si rivolge sul finale, aspettando che vengano a prenderla e a donarle finalmente quella pace e quel riposo dalla sofferenza che la vita non aveva voluto donarle.
Il libro è breve ma dalle sue pagine emerge un ritratto di Frida a tutto tondo, forte, incisivo ed appassionato. L'incidente del 17 Settembre 1925, quando l'autobus su cui viaggia Frida si schianta e la ragazzina viene trafitta da un corrimano, in una pioggia di polvere d'oro fuoriuscita dal sacchetto di un artigiano, è la causa degli immani patimenti fisici di Frida ma anche il punto di partenza della sua vita artistica: è per sfuggire all'immobilità forzata della convalescenza, alla solitudine indotta dal suo essere costretta a letto prima e dall'essere divenuta storpia poi, che Frida si avvicina alla pittura, facendone strumento di espressione di sè e del proprio mondo interiore. 'Io dipingo me stessa. Il mio dolore. Il mio lottare e sconfiggere la Pelona ogni giorno, ogni ora, ogni istante.' Ed è grazie alla pittura che Frida conosce, ama e sposa 'il discusso Diego Rivera', muralista, l'artista più famoso del Messico, 'comunista, senzadio, divorziato, che beveva troppo e aveva per giunta fama di passare da un letto all'altro', brutto e grasso, ma che per Frida è 'come un cactus messicano: forte e possente, cresciuto nella sabbia e nella pietra vulcanica, irto di spine per gli estranei e con un cuore di dolce tenerezza che solo a lei svela.' I sentimenti di Frida per Diego oscilleranno sempre tra amore e odio a causa delle continue infedeltà di lui ma non cesseranno mai di esistere, anche dopo il tradimento con la sorella di Frida, Cristina, anche dopo la separazione ed il divorzio, per culminare in un secondo matrimonio. 'Diego, la mia vita e la mia morte. La mia malattia, la mia guarigione.' 'Ho amato Diego. L'ho odiato. E' stato la causa e l'effetto. Il sole e la luna...'.
'La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice... Ma solo la vita riesce ad essere oscena, indegna, umiliante'. Nonostante gli insistenti e continui corteggiamenti della Pelona, la Morte, nonostante ogni giorno sia fatto di sofferenza e patimenti indicibili, Frida è e rimane sempre, ostinatamente, rabbiosamente attaccata alla vita, che vive con passione, in modo intenso e coinvolgente. L'arte, la politica, l'amore, gli ideali, la fede nella rivoluzione, la maternità mancata: Frida mette tutta se stessa in ciascuno di questi ambiti. Non c'è rabbia o delusione, rammarico o tristezza nelle parole di Frida. L'artista con 'ali di gabbiano nero' come sopracciglia usa parole che nascono dalla consapevolezza che la vita è patimento, conseguenza di una sorta di fatalismo che affonda le sue origini nell'antica cultura maya, ma ha la disperata urgenza di esprimere la propria vitalità nonostante tutto. !Viva la vida! è il suo motto ed il suo insegnamento.

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